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“Un amore incompreso”, regia di Riccardo Di Gerlando

È un giovane regista, ma prima ancora è un ragazzo attivo nel sociale. È un uomo di cinema in grado di coniugare passione e impegno. Stiamo parlando di Riccardo Di Gerlando, in gare nella sezione corti con “Un amore incompreso”. Conosciamolo meglio.

Cominciamo subito con la domanda di presentazione. Chi è …?

Sono Di Gerlando Riccardo, un filmaker sanremese. Dopo gli studi presso la scuola cinematografica Sdac di Genova mi sono laureato al Dams di Imperia con una tesi sulla disabilità nel cinema.
Il mio primo lavoro è infatti quello di animatore sociale presso un centro diurno per ragazzi disabili intellettivi.
Con i miei ragazzi ho realizzato numerosi cortometraggi vincendo premi nazionali ed esteri.
Dal 2003 sono il Presidente di Sanremo Cinema , un’associazione culturale che si occupa di promozione e produzione cinematografica nel territorio ligure. Ho realizzato numerosi cortometraggi con mio fratello gemello Marco ottenendo molti premi in giro per i festival del settore.

Tre domande da appassionato: qual è il suo regista preferito e il film/cortometraggio che non smetterebbe mai di rivedere? Perché?

Ho due registi preferiti: Giuseppe Tornatore e Jaco Van Dormael.
Il film che non smetterei mai di vedere è chiaramente “Nuovo Cinema Paradiso” per la sua poeticità e raffinatezza. L’altro è “L’ottavo giorno” in quanto è un film che tratta di disabilità in maniera egregia e profondissima.

Da dove nasce l’idea per un cortometraggio? Dove trova gli spunti per realizzare le sue opere?

Le idee che mi vengono nascono dal contatto e dalle esperienze che ho acquisito lavorando con i miei ragazzi. Nascono spunti dai loro modi di fare e di pensare. “L’amore incompreso” per esempio racconta una storia impossibile tra due ragazzi down che fuggono per alcuni istanti dalla realtà immaginandosi diversi.

La cosa più facile e quella più difficile durante le riprese?

Realizzare un cortometraggio non è mai semplice. Come prima cosa realizzare un lavoro senza un budget adeguato richiede grandi sacrifici e grande spirito di collaborazione. Fortunatamente ho un gruppo di persone che collaborano con grande professionalità ed entusiasmo.

Corto è davvero più bello?

Il corto è qualcosa che deve lasciare il segno in poco tempo. Una sorta di storia compressa che dica tutto in poche parole/minuti. Fondamentale è l’equilibrio della narrazione.
Credo comunque che il corto sia diverso da un lungo per moltissime cose.
Non credo sia più bello. Diverso sicuramente.

Qual è il suo stato d’animo quando, per necessità di lunghezza della pellicola, deve rinunciare ad una scena ben fatta?

Credo che per ogni autore, tagliare una scena sia una cosa sempre spiacevole. Solitamente però studio le sceneggiature in modo da avere un’idea sul minutaggio per evitare di tagliare qualche scena.

Nell’ambito del cinema italiano, in che misura è possibile proporre delle nuove idee e quanto invece si deve venire a patti con i produttori e i gusti del grande pubblico?

È una domanda assai complessa.
Non credo esista una misura esatta. Dipende dall’approccio, da come un filmaker o un qualsiasi artista voglia proporre le sue idee e soprattutto da quanto ci creda. Un regista deve essere bravo a raccontare la sua storia ancora prima ancora di realizzarla. Il pubblico poi è una serie di persone che giudica sempre soggettivamente.
A me piace raccontare storie con quella lentezza che forse oggi non è più capita. Questo perché la società di oggi è talmente frenetica e veloce che il tempo per soffermarsi sulle cose non esiste più. Forse…

Non può mancare una considerazione per l’oscar di Paolo Sorrentino…

Paolo Sorrentino è un grande regista ricco di sensibilità. Il suo film ( che ho visionato per ben sei volte al cinema) è un delizioso affresco su Roma. Pieno di citazioni e metafore è un film che non ha una comprensione chiarissima. Vive di interpretazioni e questo mi piace molto.
Chiaramente per il pubblico medio non è un film apprezzato in quanto è indubbiamente di difficile comprensione.

Il David di Donatello è uno dei premi artistici nazionali più importanti. Cosa si prova ad essere inseriti tra i possibili vincitori della statuetta?

Sarebbe una grande soddisfazione. Specie per chi come me si autoproduce i propri corti.
Spero che le idee e la passione siano ancora in grado di superare l’effetto economico.
Sarebbe anche un bel modo per mostrare ciò che io penso e racconto sulla disabilità.

Prossimi progetti? Il sogno nel cassetto?

Girerò a breve un cortometraggio che narra di una vendetta incentrata sull’arte Tattoo. Diverso dai miei precedenti.
Il mio sogno come qualsiasi altro autore è di esordire un giorno col primo lungometraggio.
Magari… Alla fine il sogno è l’unico elemento che fa vivere veramente gli uomini…