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“Il canto degli asinelli”, il corto low budget di Rocco Messina

Sarà al David con “Il canto degli asinelli”. È Rocco Messina, regista e autore originario di Potenza. Proverà a sorprendere il pubblico con un corto low budget. Conosciamolo meglio.

Cominciamo subito con la domanda di presentazione. Chi è …?

Mi chiamo Rocco Messina, sono di Potenza e lavoro a tempo pieno come regista ed autore. In tutti questi anni ho realizzato cortometraggi, spettacoli teatrali, spot e ho collaborato per diversi anni con nomi piuttosto noti del cabaret (trio La Ricotta di Zelig e Uccio De Santis del Mudù di Telenorba). Ho il riconoscimento del Ministero per la mia sceneggiatura “La gang dei tempi andati”, un lungometraggio che spero di realizzare quanto prima, fondi permettendo.

Tre domande da appassionato: qual è il suo regista preferito e il film/cortometraggio che non smetterebbe mai di rivedere? Perché?

A me piace un po’ di tutto, dal sacro al profano, quindi mi risulta difficile fare dei nomi o dire dei titoli. Però, per non eludere la domanda, dico che considero Paolo Sorrentino un regista/autore dal talento immenso e “Balla coi lupi” un film che rivedrei tantissime volte.

Da dove nasce l’idea per un cortometraggio? Dove trova gli spunti per realizzare le sue opere?

Lo spunto può essere casuale o volutamente e fortemente cercato. Ma, in entrambi i casi, le storie prendono forma e contenuto nel momento in cui si scrive la sceneggiatura.

La cosa più facile e quella più difficile durante le riprese?

La cosa più difficile è sempre la corsa contro il tempo. Una cosa davvero facile su un set sinceramente non c’è.

Corto è davvero più bello?

Girare un corto è sempre una bella esperienza ma io preferisco i lungometraggi.

Qual è il suo stato d’animo quando, per necessità di lunghezza della pellicola, deve rinunciare ad una scena ben fatta?

Per me non è mai stato un problema. Io guardo sempre l’opera nel suo insieme e se una scena, seppur ben realizzata, incide negativamente sulla totalità del progetto, non esito ad eliminarla. La mia vena di autore prevale sempre su quella registica.

Nell’ambito del cinema italiano, in che misura è possibile proporre delle nuove idee e quanto invece si deve venire a patti con i produttori e i gusti del grande pubblico?

Il pubblico italiano è attratto molto dalla popolarità dei volti sul manifesto. Per questa ragione la maggior parte dei fondi viene impiegata, da parte dei produttori, per assicurarsi la presenza dell’attore di prestigio che spesso non è né il più adatto né il più motivato a ricoprire un ruolo. E in questi casi un film finisce per non essere realizzato al meglio. Invece, molti altri film, magari di buon livello, faticano a trovare spazio perché non possono permettersi un nome importante.

Non può mancare una considerazione per l’oscar di Paolo Sorrentino…

Ne ho parlato prima. Paolo Sorrentino è un fuoriclasse assoluto e lo ha già dimostrato con i film precedenti. “La grande bellezza” è un film straordinario che racconta meravigliosamente la solitudine e la malinconia attraverso gli occhi e l’anima di un personaggio interpretato egregiamente da Toni Servillo. Inoltre mi piace molto l’ironia di Sorrentino: accostare Scorsese e Maradona su quel palco è stato un gesto sublime.

Il David di Donatello è uno dei premi artistici nazionali più importanti. Cosa si prova ad essere inseriti tra i possibili vincitori della statuetta?

Sperare non costa niente ma so che non è facile aggiudicarsi un premio così importante, soprattutto con un corto low budget come il mio.

Prossimi progetti? Il sogno nel cassetto?

Gli impegni già in corso sono tanti e fra questi c’è la preparazione di una nuova commedia musico-teatrale. Il desiderio più grande è girare un lungometraggio.