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Il premio Sud 20/40 regala una serata di altissimo spessore culturale ed umano


PREMIO SUD 20/40 A NICOLA GRATTERI, PER IL SUO ALTO IMPEGNO NELLA LOTTA CONTRO LA ‘NDRANGHETA, E A PINO APRILE, PER IL SUO ECCELLENTE LAVORO DI GIORNALISTA

Una serata da incorniciare quella organizzata dall’Associazione SUD 20/40, in partnership con il Consorzio “Gruppo Eventi”, nell’ambito della prima edizione di “SUD 20/40 – Inganno e Prodigio”, che ha visto protagonisti due eccelse figure del nostro tempo. Due uomini e professionisti diversi che hanno, però, in comune l’essere testimoni di un Sud che vive e lavora con e per la Cultura e la Legalità. E Cultura e Legalità sono due facce della stessa medaglia: la libertà di pensare e di agire secondo coscienza e nel massimo rispetto del prossimo.

Nicola Gratteri e Pino Aprile hanno brillato sul palco con le loro parole gentili, ma decise. Parole che hanno fatto riflettere, commuovere, ma anche sorridere. Argomentazioni complesse che inducono al dialogo, a mettere in discussione tutto, a considerare orizzonti inesplorati.

Venerdì 10 giugno, nella suggestiva Corte di Taverna Penta a Pontecagnano Faiano, è stato, dunque, consegnato il Premio SUD 20/40 2022 a NICOLA GRATTERI, Procuratore di Catanzaro, impegnato in prima linea nella lotta contro la ‘ndrangheta, che vive sotto scorta da più di tre decenni, e a PINO APRILE, giornalista e scrittore di chiara fama internazionale.

 L’intento dell’Associazione “SUD 20/40” è fornire spunti per immaginare una visione proiettata in avanti. La chiacchierata tra Pino Aprile e Nicola Gratteri è iniziata con una domanda spiazzante e scomoda di Aprile a Gratteri: “Vorrei cominciare con la parola ‘Famiglia’. Lei può scegliere la sua vita per sé. Può scegliere di rovinarsela, di vivere sotto scorta, di non avere una vita privata. Ma la sua scelta è, in qualche modo, imposta a sua moglie, ai suoi figli. Abbiamo il diritto di fare queste scelte?” Da questo interrogativo è scaturito un dibattito emozionante, un confronto tra anime e menti aperto e sincero. Si è spaziato dalla storia all’attualità, dai ricordi passati ai progetti futuri. Il pubblico ne è uscito cambiato, più consapevole che non bisogna smettere mai di interrogarsi, di mettersi in gioco, di lottare per ciò che conta nella propria vita. Amare il proprio lavoro è una prima irrinunciabile conquista per amare un po’ più sé stessi e, quindi, per essere amati con più semplicità da chi sceglie di starci accanto e di condividere il destino. Aprile e Gratteri hanno raccontato le proprie esperienze secondo prospettive diverse, ma con identità di intenti. Scegliere di vivere difendendo le proprie tesi e le proprie passioni è difficile, complicato e può essere anche molto pericoloso. Però è gratificante e dà un senso ad ogni sacrificio. Questo è un messaggio che i Giovani dovrebbero interiorizzare.