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Intervista a Vito Palumbo, regista di “Child K”

Si chiama Vito Palumbo e, in coppia con Roberto De Feo, è l’autore di “Child K”, cortometraggio in lizza per la vittoria finale. Conosciamolo da vicino in quest’intervista.

Cominciamo subito con la domanda di presentazione. Chi è …?

Mi chiamo Vito Palumbo, sono nato ad Agropoli (SA) il 4 Luglio del 1974. Sono da sempre innamorato dell’arte in generale e forse amo il cinema perché è un po’ la summa di tutte le arti.
Ho cominciato ad amare il teatro come attore e poi mi sono innamorato della regia e del montaggio.
Sono una persona estremamente ambiziosa ma soprattutto ho tanta voglia di esprimermi.

Tre domande da appassionato: qual è il suo regista preferito e il film/cortometraggio che non smetterebbe mai di rivedere? Perché?

Adoro Truffaut e il film che non smetterei mai di vedere è “Effetto Notte” perché lo considero un atto d’amore nei confronti del cinema. Dentro c’è tutto quello che prova chi ama questo mestiere: le ansie, le emozioni, le paure, i sacrifici.

Da dove nasce l’idea per un cortometraggio? Dove trova gli spunti per realizzare le sue opere?

Le idee per un cortometraggio nascono vivendo. Non c’è una regola, solo la scoperta di eventi o spunti che ti rendi conto che vale la pena raccontare. Da quel momento si accende la lampadina e comincia il duro lavoro.

La cosa più facile e quella più difficile durante le riprese?

Non esistono cose facili, al massimo esistono cose che ti appassionano di più o di meno. Di sicuro a me piace molto lavorare con gli attori. Mi piace quando dall’incontro/scontro con l’attore prende vita quello che fino a pochi giorni prima era solo tra le pagine e nella tua testa.

Corto è davvero più bello?

Corto è una scelta di vita. E’ rischioso quando ti rendi conto che stai girando corti ma che in realtà sono solo una frustrazione del lungo o peggio ancora qualcosa che si fa in previsione di un futuro adattamento per il grande schermo. Decidere di fare un corto è un’esigenza che nasce dalla storia stessa. E’ la storia che ti dice di quanto ha bisogno per nascere, crescere ed avere una fine.

Qual è il suo stato d’animo quando, per necessità di lunghezza della pellicola, deve rinunciare ad una scena ben fatta?

Quando la scena a cui devi rinunciare è una scena a cui sei molto legato allora il gesto è paragonabile al tagliarsi un braccio ma poi, per istinto di sopravvivenza, riesci a giustificare il taglio (quasi sempre) e a farti piacere il tuo prodotto anche privo di un braccio.

Nell’ambito del cinema italiano, in che misura è possibile proporre delle nuove idee e quanto invece si deve venire a patti con i produttori e i gusti del grande pubblico?

Il cinema italiano purtroppo è un po’ incancrenito su temi e stilemi ben radicati e difficilmente è possibile trovare chi davvero voglia scommettere e proporre soggetti nuovi. Un buon film d’autore è un prodotto che non viene a patti con pubblico e produttore in modo esplicito ma solo come esigenza scaturita dalle scelte del regista stesso.

Non può mancare una considerazione per l’oscar di Paolo Sorrentino…

Un oscar di cui si è discusso molto e che per giorni ha diviso l’Italia in due tra chi ha amato quel film e chi è rimasto deluso, specie dopo il passaggio televisivo seguente la magica notte. Di sicuro è un premio che da nuova linfa e ossigeno al nostro cinema ma ora devono essere produttori e distributori a dimostrare una voglia di cambiamento/rinnovamento. Per chiudere su Sorrentino io personalmente ho amato alla follia “Le conseguenze dell’amore” e “L’uomo in più”.

Il David di Donatello è uno dei premi artistici nazionali più importanti. Cosa si prova ad essere inseriti tra i possibili vincitori della statuetta?

Un’emozione straordinaria. Vincerla sarebbe un punto di partenza per la propria carriera, sentirsi per un giorno al centro della scena nazionale. Un sogno per chi ami questo paese e vorrebbe restarvi per poter avere l’occasione di esprimersi liberamente tra i propri affetti.

Prossimi progetti? Il sogno nel cassetto?

Il mio sogno è quello di continuare ad avere la possibilità di esprimere le mie idee sotto forma di immagini semoventi, è quello di riuscire a trovare produttori interessati ad intraprendere un percorso comune, a scommettere su tematiche che mi stanno a cuore. Il mio cassetto è molto spazioso… 🙂

>>> Leggi l’intervista al coregista Roberto De Feo